a cura di Luca Cesari

CHIACCHIERE, CROSTOLI, BUGIE, SFRAPPOLE, CENCI, FRAPPE, GALANI. TUTTI DISCENDONO DA UN UNICO E INEQUIVOCABILE PROGENITORE, CHE RISALE AL RINASCIMENTO.

Molti piatti della tradizione italiana possono contare su una storia che spesso non supera il secolo di vita e, a volte, non lo sfiora nemmeno (pensiamo per esempio al caso della carbonara). Per altri, più rari, si può arrivare all’Ottocento, ma spesso le modifiche delle ricette sono così sostanziali da renderli riconoscibili più dal nome che dalla preparazione vera e propria.

Molti nomi, una sola origine

Esistono però delle ricette che hanno resistito nel tempo mantenendo riferimenti precisi e diretti a piatti di epoca medievale o rinascimentale. Tra tutte, per qualche motivo ancora da indagare, una certa resistenza al passare del tempo lo hanno dimostrato alcuni dolci che oggi sono considerati vere e proprie specialità del panorama gastronomico italiano. A volte hanno diverse denominazioni in base alla regione di appartenenza, ma tradiscono un’evidente origine comune.

Un esempio è un tipico dolce di carnevale che viene chiamato in molti modi: chiacchiere, crostoli, bugie, sfrappole, cenci, frappe, galani, tutti discendenti da un unico e inequivocabile progenitore che risale al Rinascimento.

A Carnevale ogni frittela vale, ecco i dolci più tipici Ansa

Carnevale, con il 16 febbraio 2021 martedì grasso, è il periodo dell’anno in cui le vetrine delle pasticcerie di Trieste – la città che ha inventato i coriandoli – si riempiono di “crostoli” (un impasto dolce che viene fritto e ricorda le più notechiacchiere o frappe) e “frittole” (“polpettine” dolci con uvetta e pinoli, fritte e in alcuni casi farcite con crema o cioccolato).  Non mancano poi i krapfen, dolce di origine austriaca, ma che a Trieste sono più piccoli di dimensione.

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